L’ordine spontaneo

Sembra stia tentando di convincerlo a non vendere, a rinviare e conservarla ancora. Almeno per un po’. Forse è per questo che continua a regalare, a sorpresa, oggetti, libri, lettere, storie e tesoretti perduti che, ora, riappaiono continuamente. Sono doni che la casa offre inaspettatamente. Sembrano immeritati seppur ben noti e cari, e Candido li riceve con l’inconfessata ed assurda speranza di aver sognato tutto e che il tempo, nella sua orbita circolare, lo stia riportando, semplicemente, al punto di partenza.

Candido arraffa, in fretta e furia, monete, libri, dischi, cassette, lettere e foto stipandole, caoticamente, nella sacca, in un silenzio che spacca le orecchie. Sente che è come se tentasse di portare la casa via con sé, convinto che quel nucleo ardente e rotante di vita passata che, silenziosamente, col suo campo gravitazionale, determina ogni sua mossa quotidiana, possa stare tutta dentro una biglia colorata o in una moneta fuori corso, da portare via insieme alle altre cose; per tenerla in tasca, sicché si possa sentirne sempre il contatto e non perdere neanche una particella di quell’abbraccio tossico e caloroso allo stesso tempo.

Sbriga, quindi, poche faccende di corsa parlando con sé stesso. Poi, spalanca la porta di casa, estrae le chiavi ma esita prima di andare. Si gira per guardare il salone buio e accertarsi di non aver dimenticato nulla. Poi si chiude seccamente la porta alle spalle.  Osserva le piante in giardino che non smettono di fiorire e di chiedere silenziosamente di essere dissetate.

Il cielo, fuori, è il sosia di quello di un tempo, che era così pieno di segni propizi, come sempre nelle sere d’estate. Ora, invece, il diaspro blu del crepuscolo brilla della luce molle dei sogni ed anima gli ologrammi dei volti dei ladri in casa, di stanze note e sconosciute allo stesso tempo, del rifiuto di un abbraccio sensuale, pur desiderato. Di notte, sfilano i simboli e gli archetipi di una nuova stagione, quella in cui gli sembrano smarriti tutti i punti di riferimento e si naviga a vista, come in una scena di un quadro di De Chirico.

Salta sul motorino accende e parte. Arriva a casa di Olimpo, lega il motorino, preleva dal bauletto la bottiglia di Vermentino e citofona. Il  cancello si apre subito, senza risposta, con un netto “clac” che risuona nel silenzio serale della città vuota.

Olimpo: “Eccoti!” urla col suo sorriso affettuoso dopo aver aperto la porta.

Candido: “Eccomi si. Sono ancora vivo” abbracciandolo.

Olimpo: “Vieni entra. Appoggia pure casco e sacca su quella sedia e accomodati. Ho già ordinato le pizze. Vado a tirare fuori le birre dalla ghiacciaia”.

Candido: “Oh bene. Come stai?” mentre si guarda intorno per cercare di ricordare. “Bella la vecchia casa tutta ristrutturata”.

Olimpo: “Ristrutturata è un parolone” dice con le birre in mano. “Però adesso è tutto più funzionale anche se sono pieno di cose che non riesco a buttare. Libri e oggetti vari di papà, i mobili che erano qui di mamma, lenzuola, cuccume, pentole ed elettrodomestici doppi. Sto sempre lì lì per buttare e poi … Conservo tutto” dice sorridendo.

Candido: “Anche tu …” controsorridendo amaramente.

Olimpo: “Eh già” porgendogli una bottiglia di birra gelata. “Se continuo a conservare cose fra poco dovrò di nuovo riempire la casa di armadi, cassettoni e cassapanche varie” facendo tintinnare le bottiglie per un brindisi.

Candido: “Stiamo tutti così. E’ un mezzo gaudio, come noto” mentre procede verso il salotto dove si blocca all’improvviso. “Il tuo piatto Thorens e il Marantz! Ma sono proprio loro? Immortali!” avvicinandosi con deferenza.

Olimpo: “Eh già. In piena forma e splendore. Puntina nuova!” contento della sorpresa ben riuscita.

Candido: “Fantastico. Oddio i dischi di vinile eccoli!” scorrendo le copertine con la mano per vedere titolo e autore.

Olimpo: “Anche loro in perfetta forma” sorridendo orgoglioso.

Candido: “Ma che sorpresa! Era da quaranta anni che non rivedevo la tua collezione. Li ho lasciati che erano almeno quattrocento giusto?”

Olimpo: “Cui si sono aggiunti, in trenta anni, circa seicento CD e ora siamo a mille totali credo” sorseggiando la birra.

Candido: “Che mettiamo?” volgendosi ansioso di sentire musica.

Olimpo: “Quello che preferisci, sei l’ospite” gongolando come un sommellier che ha appena consegnato la carta dei vini al suo miglior cliente.

Candido: “Mah.  Difficile scegliere in tutta questa babele di musica. Incredibile, è come ricordavo. Dai canti folkloristici portoghesi a John Cage, dai Led Zeppelin al Prog dei Brand X e poi Dvorak Mozart, Wagner, Schubert, Stravinsky, Stockhausen. Renato Zero!” ridendo mentre osserva le copertine in bella vista.

Olimpo: “Tu lo sai bene sono un onnivoro in fatto di musica” mentre sgranocchia un tarallo, sorridendo.

Candido: “Su questo, non ci sono dubbi, andiamo perfettamente d’accordo” osserva girandosi. “Non saprei. Che dici vogliamo partire con qualcosa di psichedelico tipo … primi Pink Floyd con Syd Barrett?”

Olimpo: “Nessun problema. Per lei Pipes at the gates of dawn. Con gracchietto ca va sans dire” mentre fruga con le dita tra i dischi alla ricerca del primo album dei PF.

Candido: “Certo! On the rocks!” ridendo.

Olimpo: “Ti ho preso una napoletana puó andare?”

Candido: “Ma si certo va benissimo. I ragazzi?”

Olimpo: “Con la madre. Faremo un po di ferie insieme però”

Arrivano le prime note di Astronomy domine.

Candido: “Bene. Niente di nuovo sul fronte occidentale?”

Olimpo: “La causa è in via di definizione. Credo che mi costerá abbastanza. Ma non vedo l’ora di chiudere”. Il sorriso dell’amico di tutta una vita si è spento improvvisamente e il passaggio da tono maggiore a minore è ben visibile sul suo volto imbarazzato.

Candido: “Capisco” soggiunge intimidito.

Suona il campanello.

Olimpo: “Ecco le pizze! Vado” alzandosi.

Candido: “Apro il vino?”

Olimpo: “Procedi!” mentre va ad aprire.

Candido: Osserva in cucina i vecchi oggetti di quella casa, riconoscibili per il contrasto con l’arredamento nuovo, così come tutte le buone vecchie cose di cattivo gusto che non si riesce proprio a buttare: vasetti, portavasi, statuine orientali, secchielli per il ghiaccio, cani di porcellana.

Olimpo: “Ecco le pizze. Sediamoci” apparecchiando alla bene in meglio.

Candido: “Anche io ho qualcosa da farti vedere” dirigendosi verso la sacca. Torna indietro con dei dischi in mano “Guarda qua. I quarantacinque giri di Let it be, O bla di o bla da, Come together dei Beatles, Green River dei Creedence Clearwater Revival, e Una giornata uggiosa di Battisti”.

Olimpo: “Nooooo splendidi! Ora li mettiamo. Vengono da casa di tua madre giusto?”

Candido: “Eh già” mentre osserva soddisfatto le copertine.

Olimpo: “Hai fatto bene a prenderli” annuendo.

Candido: “Metto Battisti?”

Olimpo: “Vai”.

Candido: Armeggia col braccetto del piatto col terrore di danneggiare la puntina nuova di zecca.

Olimpo: “Non ti facevo battistiano” mentre apre i cartoni delle pizze.

Candido: “Neanche io. Però ora, a distanza di anni. mi sono reso conto che era l’unico talento italiano nella musica pop, l’unico che abbia saputo fondere la tradizione italiana con le radici blues e rock. E il risultato, come tutte le cose di genio, è nuovo ed unico e le sue canzoni non invecchiano mai; “passano” ancora fluide e viventi. Più vive e fragranti delle contemporanee”

Olimpo: “Credo tu abbia ragione sai?”

Candido: “Mi è tornato in mente il fatidico interrogativo mogoliano Ma che sapore ha una vita ben spesa?”.

Olimpo: “Ah già. E’ vero. Bella domanda! Di questi tempi poi …”.

Candido: “Per me, in realtà, è una di quelle domande incomprensibili”

Olimpo: “Perché?”

Candido: “Perché non si capisce con quale criterio si possa considerare la vita di chiunque effettivamente ben spesa” mentre versa della birra nel bicchiere. “Comunque, ammettiamo per un istante che la nozione di vita ben spesa sia la realizzazione dei propri sogni ed aspettative. Ma se tu  lo chiedessi ad Himmler probabilmente ti risponderebbe che una vita ben spesa è quella  dedicata a servire con onore il terzo Reich gasando più ebrei possibile. In questo caso la vita è ben spesa se giudicata dal Capo delle SS ma non altrettanto dagli ebrei inceneriti”

Olimpo: Ride “E’ vero sono abbastanza d’accordo”

Candido: “Così se lo chiedessi a San Francesco egli ti risponderebbe che una vita ben spesa è quella dedicata al tuo prossimo, all’amore di Dio e alla magnificenza del creato.Quindi vita ben spesa di per sé non significa nulla poiché ciascuna la vorrà impiegare nel fare ciò che più lo gratifica. Anche Piero Angela dichiarava di seguire il principio di Leonardo da Vinci secondo il quale “Siccome una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire”. Il problema è che non tutti la spendono in modo virtuoso per te e per gli altri. Tipo Jack lo Squartatore”

Olimpo: “Temo di non avere obiezioni da opporti se non, forse, che parliamo di Leonardo e non può escludersi che, implicitamente, non ritenesse ben spese quelle dedicate a danneggiare il prossimo. O forse voleva proprio affermare un principio etico puramente egoistico. Intrinsecamente egoistico”.

Candido: “Eh però senza un ambito precisamente definito mi sembra un po ellittica come affermazione”.

Olimpo: “Te ne do atto”

Candido: “Detto questo se me lo chiedi alla mattina, appena sveglio, la mia vita è un naufragio in mezzo all’Atlantico. L’ippogrifo mi ha agguantato e gettato in un pozzo stretto e profondo, dove mi raggiunge  poca luce e nessuna speranza. Mi alzo a fatica dopo un sonno di carta velina. Striscio in cucina e prendo le medicine. Gli acciacchi sono avvisi di morte che sopraggiungerà a breve. Ella non mi falcerà con un colpo secco, deciso, improvviso in uno scenario naturale, di giorno, consegnando il mio corpo agli avvoltoi come desidero. Mi macererà, invece, con una vecchiaia lenta, solitaria e insopportabile. Poi, accendo la radio e mi metto a rassettare una cucina sulla quale è stato lanciato napalm senza alcuna pietà. Eppure, dopo una ventina di minuti, improvvisamente comincio a parlare, sommessamente con i conduttori radiofonici, ad imitarli storpiandone la dizione perfetta, nuova di zecca, rielaboro i loro vacui complimenti all’ospite di turno, in forma coprolalica, ripeto, quasi sottovoce, le parole di una canzone conosciuta. Il ghiaccio, infatti, sta scricchiolando. Caricata la moka, non sopporto più i conduttori. Voglio musica buona ed internet, per questo, è impagabile. La mia playlist annovera Bill Evans, Peter Erskine, Kenny Barron, Pat Metheny Group, Steely Dan, e tanti altri grandi.Verso le nove e mezzo avverto che la criptonite che mi ha dato il buongiorno ha “lascato” le vele e il mio stomaco si è disteso. Ora l’ansia sta rapidamente degradando a “pippone insensato”, ma sempre violento. Sento, tuttavia, di avere una possibilità di riscatto, ancorché illusoria e per questo mi sintonizzo su Radio XXX solo musica anni 70 e 80 mixata, a nastro, senza interruzioni. Alzo il volume e mentre trangugio lo yogurtino con cereali, isso randa e fiocco e canticchio. Sfilano tutti. James Brown, Yes, Simple Minds, Dire Straits, Duran Duran, Spandau Ballet, Eagles, Phil Collins, America, Elton John, Burt Bacharac, Gloria Gaynor, Donna Summer, Chic, Sugarhill Gang e via cantando”.

Olimpo: Ride piegato in due.

Candido: “Presa confidenza, canto. Un sorriso interiore si apre, infatti, inaspettato, come un raggio di sole metre piove a dirotto, che mi induce a rassettare la casa con energia e quasi divertimento. Questo folle gesto può condurre ad abomini puri quando mi sorprendo a tentare di ricordare, e ahimè abbozzare, i passi degli zombie in Thriller”.

Olimpo: Si sganascia.

Candido: “Sono pronto. Esco, osservo i segni nell’aria e sento che l’universo congiura a mio favore. I miei vari acciacchi non credo che realmente mi porteranno a morte certa nel giro di poco tempo. La vena progettuale, incrostata come un’anfora antica, riemerge dal profondo del mare tirata su dal verricello musicale. Faccio piani ambiziosi. Fare la lista viene facile”.

Olimpo: mentre ride “Non riesco a mangiare piantala!”

Candido: “Arrivo in ufficio, e, dopo mezzora la mia bella vetrata colorata si sfascia in mille pezzi. Sprofondo in una fosca autoipnosi davanti a internet e nell’ansia di chiudere tutti i lavori in ballo il più rapidamente possibile, per poter dar corpo ai bei progetti di libertà che avevano animato fino a pochi minuti prima. Ma è uno sforzo vano. La criptonite ed il suo raggio paralizzante sono forti più che mai e a sera, esco sconfitto. I risultati della tarda mattinata sono svaniti e mi preparo per una serata di combattimento. Tutti i fantasmi del passato mi scorrono davanti mentre torno a casa in motorino. Gli acciacchi sono di nuovo sentenze di morte e rientro in casa con la netta percezione di combattere contro un nemico neurochimico che mi abita e stara i miei strumenti di navigazione rendendomi una barcaccia mal governata che non sa prendere mai un’andatura costante in balìa di una falsa realtà. Non resta che mettersi in “cappa secca” alzando le mani”.

Olimpo: “Che è la cappa secca. Una vecchia strega?”

Candido: “Quando in barca ti sorprende un tifone e la barca è ingestibile puoi solo metterti in cappa secca ovvero ammainare tutte le vele, scendere sottocoperta, sigillare il tambuccio e aspettare che passi. Ovvero zazen”.

Olimpo: “Ah già la meditazione seduta. Per me è più o meno la stessa cosa” buttando giù un lungo sorso di birra, palesemente provato dalle risate. “Ma la cappa secca per me è la musica”

Candido: “Ma per te è diverso, tu hai dei figli, degli impegni hai una ragione di vita” appoggiando le braccia sul tavolo.

Olimpo: “Purtroppo non è così caro mio” commenta laconico e deciso.

Candido: “Non dirmi così” con sguardo deluso.

Panloss: “Te lo dico te lo dico” addentando uno spicchio di pizza.

Candido: “Siamo senza speranza?”

Olimpo: “Non saprei. Allo stato e per quanto mi riguarda direi di si”

Candido: “Non so. A volte ho l’impressione di essere di nuovo sfasato. Come da ragazzino. E invece serve un ritmo per tutto. Per respirare, scrivere, pensare, dialogare. Vivere. E il ritmo, come diceva D’Annunzio, “nel dubbio ha sempre ragione. Che mettiamo ora?”.

Olimpo: “Se parliamo di ritmo, sono sul pezzo: Jaco Pastorius. The chicken”

Candido: “Oh yeah …”

EXEUNT 

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